COME SI È FORMATO IL GRUPPO

Qualche tempo dopo la fine della guerra, si era nel ’47-48, mentre a Treviso si era riformata la Sezione sciolta per motivi bellici e in provincia ripartivano o venivano istituiti vari gruppi, alcuni reduci moglianesi pensavano di realizzare una simile iniziativa anche nella cittadina del Terraglio. Del resto i numeri non mancavano; la voglia di stare insieme per ricordare gli anni della naja o le sofferenze della guerra era fortissima.
Erminio Fiacchi ed Ellero Battaggia reduci di Russia, Vittorio Zanardo combattente della Grande Guerra in Albania, Piero De Stefani sotto la guida del Colonnello degli alpini Cesare Testani, allora comandante del Distretto militare di Treviso e residente a Mogliano, progettarono di fondare un gruppo anche nel moglianese ricercando quanti avevano prestato servizio nelle truppe alpine.
Le adesioni non tardarono, ma l’avvio ufficiale del gruppo venne rinviato, come racconta Erminio Fiacchi, perché il ’48 fu un anno di particolare conflittualità con le prime elezioni politiche. I tempi non erano forse maturi per un’associazione che si proponeva di non guardare alle tessere di partito ma solo alla militanza alpina.
Così tutto venne rinviato all’anno seguente come si apprende da un appello pubblicato sul quotidiano “Il Gazzettino” in data 14 marzo. In esso si invitavano tutti gli alpini del Montellese, della sinistra e destra Piave, della sezione di Treviso ad essere presenti il 20 dello stesso mese all’inaugurazione del gagliardetto del Gruppo Alpini di Mogliano.
La domenica 20 finalmente arrivò e con essa la presentazione pubblica della sottosezione di Mogliano cui aderivano, oltre al gruppo locale, quello di Preganziol e di Zero Branco in attesa che vi convenissero anche gli alpini di Casale sul Sile.
La cronaca della giornata venne riportata con dovizia di particolari da “Il Gazzettino” e ripresa poi da “L’Alpino”, mensile dell’Ana: un’attenzione insolita, almeno per quell’anno, nelle pagine del quotidiano veneto.


La sottosezione e il gruppo vennero intitolati alla memoria della medaglia d’oro col. Gaetano Tavoni, eroica figura di alpino, caduto sul fronte greco-albanese, le cui gesta erano ancora vive e e presenti nel ricordo di molti. Questa scelta venne avvalorata dal fatto che la moglie di Tavoni risiedeva a Mogliano e che in qualche modo, come racconta Erminio Fiacchi, aveva favorito la nascita del gruppo.
Trascorsa l’euforia di quei giorni, la vita del gruppo si incanalò in quel tracciato che, da quando esiste l’Ana, è sempre stato caratteristica dei gruppi alpini e, come ben sottolineava alcuni anni dopo il capogruppo Francesco Zanardo, si concentrava in alcune costanti: “S. Messa per ricordare i caduti, la cena sociale, la veglia verde, la gita, l’adunata nazionale e la partecipazione alle varie adunate viciniori”.
E’ chiaro che la vitalità del gruppo ricadeva, come ricade ancor oggi, sulla partecipazione dei soci alle varie iniziative, ma molto dipendeva e dipende dall’entusiasmo, dalle capacità e dall’abnegazione dei dirigenti: capigruppo e segretari che periodicamente venivano eletti dalle assemblee.