COME NACQUE IL GRUPPO ALPINI DI MOGLIANO, Erminio Fiacchi
Nella primavera del 1946, per ragioni di lavoro, mi trovavo in casa della signora Mattiussi che abitava a Marocco. Girando per la casa ho visto il quadro di un alpino e alla mia richiesta su chi fosse, la signora rispose che era suo marito: il Colonnello Tavoni, medaglia d’oro, di cui avevo tanto sentito parlare e ferito in Albania. “Anch’io – dissi alla signora – ero alpino del 6°”. “Del 6°? Mio marito era del 9°”. Le feci presente che il 6° era comandato dal Colonnello Signorini. “Guardi – quasi interruppe la signora – che di sopra abita la moglie del Colonnello Signorini”. Al mio desiderio di incontrarla venni accontentato. Abbiamo così chiacchierato sulla vita del marito, sulla sua tragica morte a cui io avevo assistito e le ho raccontato cose che lei non conosceva indicandole il luogo della sua sepoltura in terra di Russia.
A questo punto le due signore mi chiesero se a Mogliano esistesse un Gruppo Alpini. Alla mia risposta negativa mi invitarono a darmi da fare per costituirne uno, considerato che a Mogliano ce n’erano altri che avevano fatto la guerra da alpini o avevano prestato servizio militare come alpini.
Tra questi ricordai un amico carissimo che abitava sopra casa mia e che faceva il sarto: Ellero Battaggia. Pensai a Vittorio Zanardo che sapevo essere stato ufficiale degli alpini nella prima guerra mondiale. Ricordavo altri amici più vecchi di me di 3 o 4 anni che vedevo prendere il treno alla stazione quando rientravano dalla licenza. Con Ellero andammo da Vittorio Zanardo perché non sapevamo come cominciare.
“Erminio – disse Zanardo – mi son vecio, però raduna qualche amico e dopo vediamo il da farsi”. Riuscii a radunare una decina di amici. Tutti entusiasti di partire e di fare. Corsi da Piero De Stefani, che subito aderì, e insieme siamo tornati da Vittorio Zanardo, questi ci indirizzò alla sezione di Treviso assicurando la sua iscrizione e il suo appoggio. Ci informò che a Mogliano era venuto ad abitare il colonnello degli alpini Cesare Testani. In tre o quattro ci siamo presentati da questo colonnello che ci assicurò la sua disponibilità. E così siamo partiti. Nel giro di un mese, due, eravamo una trentina. Allora con Piero De Stefani siamo andati a Treviso alla sede della sezione e abbiamo incontrato il segretario Gastaldello che tutti chiamavano Bafo, e abbiamo cominciato a formalizzare la nascita del nostro gruppo. Ci si trovava senza tanti avvisi ogni prima domenica del mese presso la trattoria alla Speranza. Chiacchieravamo parlando del passato che ci univa: purtroppo non potevano essere che ricordi di guerra. Bevevamo volentieri qualche ombra, non c’erano tanti soldi. Passavamo delle ore in compagnia. Così arrivò il 1949 quando diventammo ufficialmente gruppo. Precedentemente, pur aderendo alla vita della sezione, partecipavamo in maniera spontanea alle piccole adunate nei vari paesi. Il ritardo della nascita del gruppo venne giustificato dal clima politico di quegli anni con le elezioni del 1948.
Al nostro gruppo, su proposta del colonnello Testani, si aggiunsero i gruppi di Zero Branco e Preganziol, tanto da formare una sottosezione con lui presidente. Eravamo 70-80 con capogruppo Piero De Stefani ed io segretario.
Per l’inaugurazione ufficiale del gagliardetto il colonnello Testani mise in opera tutti i suoi gradi come comandante del Distretto di Treviso. E’ stata fatta una bella cerimonia, era il 20 marzo, c’erano tante autorità tra cui alcuni generali e il prefetto. La gente e gli alpini che parteciparono erano tanti, nonostante il clima politico di quegli anni. Ricordo il rinfresco offerto in comune dal Sindaco Sembiante, che era comunista, che nel discorso pronunciò queste parole “Guerra alla guerra”.
Da allora il gruppo ha preso a partecipare alle adunate nazionali e sezionali. A questo proposito ricordo che, quando nel 1948, ci fu l’adunata a Bassano per l’inaugurazione del ricostruito Ponte degli Alpini, distrutto durante la guerra, era anche il giorno del mio matrimonio, così dopo la cerimonia sono andato a Bassano.
Le riunioni del gruppo di allora si tenevano presso l’osteria da Nene Callegari. Venivano in tanti, 30-40 persone. Arrivavano in bicicletta anche da Zero. Ricordo un certo Marangon proprio da Zero, che in occasione di un’assemblea del gruppo che si teneva a Zerman arrivò in bicicletta con vento e neve. Era gennaio. Allora tutti tenevano ad essere presenti alle assemblee.
Le prime gite che facevamo avevano come meta i paesi della pedemontana, “el giro dea mastea”, ma era un vero divertimento. Pensare anche ai mezzi che si usavano: certe corriere che a mala pena arrivavano a destinazione. Una volta fummo fermati dalla Polizia di Campocroce perché il pullman non era in regola e così tornammo a Mogliano a piedi.
Erminio Fiacchi